Foto in bianco e nero e un calice di Bolgheri Rosso.

Ho cercato e fotografato paesaggi aspri , colorati, mossi.
Città affollate piene di geometrie e colori., ho schiacciato prospettive per confondere piani e palazzi fino a creare grafiche o tavolozze di colori.
Ho cercato volti o corpi impegnati nel fare qualcosa che avesse un senso condivisibile.
La Fotografia per me è stata uno strumento di comunicazione ambiguo, per molti anni.
La facevo per altri, non tanto per me stesso.

Cercavo la gratificazione che da l’ approvazione, e facevo foto diversissime tra di loro.
Ogni tanto però quasi senza pensare, facevo scatti per me
Ma li mettevo da una parte.
È un po’ come vivere. Cerchi per anni, emozioni, posti famosi, alla moda, cerchi la massa e il conformismo.
Paradossalmente cerchi un modello alternativo di vita, e poi dopo anni scopri che era un idea di massa, una moda o un sentire di una buona parte della tua generazione.

 

Adesso voglio solo pace e tempo.
Cose e luoghi semplici.
E li fotografo.
Sono un uomo di pianura, paesaggi semplici.
Vedo in bianco e nero.
Mi concentro sull’ essenziale.
Fotografo ormai al 90% con un obbiettivo da 35mm.
Il resto dell’ attrezzatura la uso per foto di lavoro.
Solo raramente sento il bisogno di usare un altra ottica: un 85 mm molto luminoso, per isolare alcuni particolari o persone.

Mi rendo conto che faccio spesso foto monotone.
Noiose anche.
Ma in mezzo a quella monotonia, a quella noia, ogni cento foto che sento e che mi danno pace, una è felicità pura, vita piena, un sussulto.
Ma mai troppo diversa dalle altre.
Come un calice che contiene un Bolgheri rosso, dopo una settimana di acqua fresca, bevuta con la stessa attenzione, nel medesimo calice..

F. Cappellini

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